Stamattina ho partorito l’idea di un post un po’ diverso dal solito: qualche consiglio per la lettura. Libri che ho letto di recente e che mi sono piaciuti, mi hanno entusiasmato, o che ho trovato interessanti. E così, eccomi qui, stasera, a scrivere.

Haruki Murakami - Tokio Blues Norwegian woodPartiamo con un libro che mi è stato regalato (grazie Minerva84 e Phemt). Si tratta di Tokio Blues – Norwegian Wood, di Haruki Murakami, edito da Feltrinelli (336 pagine, €7,50).
Cito dalla quarta di copertina:
Per le strade del centro di Tokyo, affollato crocevia di solitudine, Toru e Naoko, un ragazzo e una ragazza non ancora ventenni, camminano insieme in silenzio. Non sanno cosa dirsi, o forse hanno paura, parlando, di sfiorare il segreto che li tiene sospesi in mezzo alla folla: il ricordo di una sconvolgente tragedia che a poco più di sedici anni li ha legati per sempre.
Una struggente storia d’amore, ambientata nel clima inquieto del Sessantotto giapponese, tra lotte studentesche e passioni culturali e politiche. Scandito da una lunga serie di brani musicali, dai Beatles ai Doors, da Bill Evans a Miles Davis, disposti lungo il fluire dei ricordi come nostalgiche pietre miliari, il libro di Murakami è il racconto di un’adolescenza che già sfuma nel mito.

La forza del libro è innegabile. L’analisi psicologica dei personaggi è accuratissima senza essere pesante, e la narrazione è accattivante e, a tratti, commovente. Il racconto ti prende dalla prima pagina all’ultima, e svela parecchio della vita quotidiana del Giappone, delle sue tragedie personali e sociali, e dell’atmosfera che si respira in una grande città come Tokio, ma anche sulle montagne a pochi chilometri dalla capitale. Un tuffo indimenticabile nella cultura, nelle tradizioni, nelle usanze e nei modi di fare di un popolo che inizia ad affascinarmi sempre di più. Voto: 9.

Daniel Pennac - La Fata CarabinaIl secondo libro di cui vorrei parlare è La Fata Carabina, di Daniel Pennac, edito sempre da Feltrinelli (237 pagine, €7,00).
Si tratta, in realtà, del secondo di una serie di libri dedicati al personaggio di Benjamin Malausséne, di professione capro espiatorio, che si trova costantemente coinvolto in una serie di omicidi inspiegabili e raccapriccianti, dei quali è, ovviamente, sempre il principale indiziato.
Anche qui cito la quarta di copertina:
Intenta ad attraversare la strada con tutta la circospezione dovuta all’età avanzata, una vecchietta tremolante impugna improvvisamente una P38, prende la mira e fa secco un giovane commissario di polizia…
E’ proprio attorno ai vecchietti che gira questo nerissimo romanzo di Pennac: vecchietti uccisi a rasoiate, vecchietti a cui la sorellina di Benjamin, Thérèse, legge la mano reinventando loro ogni giorno un avvenire diverso, vecchietti vittime e vecchietti assassini.
Cosa sta succedendo nel mercato della droga parigino? Come mai gli anziani abitanti del quartiere Belleville sono diventati accaniti consumatori di stupefacenti? E perché se non li fa fuori la droga, vengono uccisi uno dopo l’altro con i sistemi più brutali?
A tutte queste domande risponderà ovviamente Benjamin, ritenuto come al solito, in un primo momento, il principale indiziato.
La scrittura di Pennac è stupefacente, al limite del surreale. Il suo libro è un abile misto tra noir e comico, non senza alcuni sprazzi decisamente splatter. Un mondo in cui le fate (le vecchie signore) trasformano gli uomini in fiori sparando loro in fronte e spargendo sangue e cervello in una corolla raccapricciante. Fin dal primo capitolo, forse il più geniale e surreale, brevissimo (tre pagine) ma molto intenso, Pennac conquista la nostra attenzione, e il libro vola via d’un fiato. Ottima anche la caratterizzazione dei personaggi, e la loro caricaturalità, che a volte sfocia nel grottesco, ma è un grottesco che diverte senza disturbare. Voto: 9.

Il terzo libro di cui vi parlerò stasera mi è anch’esso stato regalato (grazie Ekatherine), ed è uno dei più belli che mi sia capitato di leggere. Si tratta di Middlesex, di Jeffrey Eugenides, edito da Mondadori (602 pagine, €8,40).
Calliope Stephanides, rara specie di ermafrodito, ha vissuto i primi anni della sua vita come bambina, fino a quando l’arrivo della pubertà l’ha sottoposta a inevitabili trasformazioni. Responsabile della sua "eccentricità biologica" è un gene misterioso che attraversa come una colpa tre generazioni e che ora si manifesta dando inizio all’odissea di Callie: un viaggio che ci proietta nei sogni e nei segreti della famiglia Stephanides, tra furbi imprenditori e ciarlatani, sagge donne di casa e improbabili leader religiosi, in un alternarsi di nascite, matrimoni, scandali e segreti, che dalla Turchia ottomana si trasferisce nell’America del Proibizionismo e della guerra, dei conflitti razziali e della controcultura, del Vietnam e del Watergate. E’ un mito contemporaneo quello che Eugenides ci racconta, un romanzo di trasformazioni che affronta i temi più dibattuti dell’epoca moderna, da quello dell’identità a quello del tempo, in una sublime combinazione di elegia, avventura e analisi storico-sociale.
E’ uno dei libri che ho amato di più, affronta temi decisivi (l’identità sessuale, il tempo, gli scandali politici, l’integrazione razziale, il proibizionismo…) con un linguaggio pacato e sereno. La vicenda si dipana tra continui colpi di scena e fatti storici narrati con sapienti flashback e discorsi diretti, visti dagli occhi della protagonista, nella sua trasformazione da femmina a maschio. Bellissimo il punto in cui Calliope, ancora convinta di essere una femmina, si innamora perdutamente di un’amica, e bellissima è la descrizione della loro improbabile e contrastata storia d’amore: Eugenides mostra una sensibilità che lascia senza fiato. Voto: 10.

David Lodge - Dura, la vita dello scrittoreIl quarto libro è un libro che mi ha "ingannato". Si tratta di Dura, la vita dello scrittore, di David Lodge, edito da Bompiani (512 pagine, €18,00).
Mi ha ingannato nel senso che mi aspettavo un libro molto diverso. David Lodge, autore che stimo moltissimo, è stato per oltre 25 anni Professore Emerito di Letteratura Inglese all’università di Birmingham, poi, dal 1987, s’è dedicato all’attività di scrittore. L’ho conosciuto tempo fa per sue opere comiche molto belle (ovviamente si tratta di umorismo inglese): Il professore va al congresso, Ottimo lavoro, professore!È crollato il British Museum. E anche di questo mi aspettavo che fosse un libro comico. Invece si tratta di una biografia romanzata dello scrittore Henry James. Una biografia, direte voi, che schifo! Invece no. È un vero e proprio romanzo, e spesso ci si scorda che il personaggio di cui si parla sia reale ed effettivamente vissuto. Lo stile di Lodge è inimitabile, accattivante, e riesce a rendere molto piacevole anche un argomento del genere.
Riporto la quarta di copertina:
Nel 1915, mentre in Europa infuria la guerra, Henry James è sul letto di morte, attorniato da Edith Wharton, dal fedele maggiordomo Burgess, dalla segretaria, dalla cameriera e dalla cognata Alice James. Ormai obnubilato, riceve la notizia del conferimento del prestigioso Ordine di Merito, ma la sua furiosa reazione di fronte al diluvio di lettere di felicitazioni provenienti dall’empireo letterario lascia di stucco gli astanti.
Per comprendere l’astio dello scrittore nei confronti di quel riconoscimento tardivo, lo sguardo del narratore compie un balzo all’indietro, ripercorrendo la vita di un grande viaggiatore affascinato dall’immensità del mondo e dei labirinti della mente umana.
Supplendo con l’immaginazione ai vuoti dell’epistolario (dato alle fiamme dallo stesso James in un accesso d’ira contro il proprio passato), Lodge porta alla luce i lati nascosti della personalità dello scrittore, la genesi interiore delle sue opere, la sua grande passione irrealizzabile per Constance Fenimore Woolson. Il commovente ritratto di un artista "inattuale", uno "di quei fortunati" per dirla con Borges, "che possono fare a meno dell’approvazione della critica e anche, a volte, di quella dei lettori".
Nella vita di Henry James entra un po’ di tutto: viaggi, incontri, storie d’amore mancate, persino un’omosessualità latente che accompagna lo scrittore per tutta la sua vita, fino alla realizzazione finale: "E solo allora lui si rende conto, troppo tardi, che lei lo amava. Si rende conto che niente mai gli accadrà perché è incapace di amare". Un libro sull’amore e sulla sua mancanza, o meglio, sulla sua latenza, sulla sua negazione. Un libro su un uomo dalla personalità molto interessante, trattato da un autore altrettanto interessante. Un capolavoro. Voto: 9.

L’ultimo libro che proporrò alla vostra attenzione è un saggio su un argomento piuttosto insolito: si intitola L’estinzione dei tecnosauri, di Nicola Nosengo, pubblicato da Sironi Editore (288 pagine, €16,50 -10% di sconto).
Questo libro nasce dall’idea che si possa comprendere davvero il cambiamento tecnologico solo osservandone il lato meno illuminato: i suoi vicoli ciechi, le sue sconfitte. Tecnologie che avrebbero dovuto cambiare il mondo e sono rimaste confinate nei laboratori, prodotti che il mercato ha rifiutato, macchine che dopo essere state di uso quotidiano per decenni sono scomparse e oggi si trovano solo nei musei.
Dinosauri tecnologici, insomma: tecnosauri.
L’intento non è quello, facile quanto inutile, di dissacrare scienza e tecnica, facendosi beffe con il senno di poi di qualche sfortunato progettista o di un’indagine di mercato sbagliata; piuttosto, è quello di approfittare di questi fallimenti, che sono momenti di crisi di un sistema, per evidenziare i luoghi comuni su cui si basa la nostra percezione dell’innovazione tecnologica: è proprio quando un sistema va in crisi che ciò che appariva scontato può diventare, improvvisamente, falso.
Lo sapevate che il primo prototipo di videotelefono è del 1930? E che modelli commerciali sono stati lanciati sul mercato già a partire dagli anni ’60? Molto interessante è l’analisi di Nosengo, che ci porta a capire i motivi per i quali tale tecnologia, tanto pubblicizzata anche oggi, non ha mai preso veramente piede.
E questo è solo un esempio dei tanti "tecnosauri" che Nosengo analizza: si va dal fonografo di Edison al videoregistratore ad alta definizione Betamax, dalla posta pneumatica all’auto elettrica, dalle auto volanti all’LP in vinile, dall’audiocassetta al fax, dalle tastiere per macchine da scrivere alle varie forme di standard, che spesso non rappresentano l’evoluzione migliore di un oggetto, ma semplicemente quella più redditizia o, addirittura, quella più pubblicizzata, anche se palesemente peggiore di altre. Perché è questa la tesi finale di Nosengo: più della bontà del prodotto, conta l’abilità di chi quel prodotto dovrà pubblicizzare e commercializzare. Prodotti mediocri vincono spesso la gara con prodotti decisamente migliori, tagliandoli fuori dal mercato, "grazie" all’abilità di certe persone rispetto ad altre, o alla pigrizia di certi dirigenti che pensano di avere già vinto in partenza, e non fanno abbastanza per battere la concorrenza. Consigliato a chi voglia approfondire sia le psicologie di massa, sia la storia di molte invenzioni di uso comune. Voto: 8.