Archive for giugno, 2007


Gay raus???

Qualche settimana fa mi scagliavo contro il teppismo e, soprattutto, su certa politica che lo condanna solo quando fa comodo.
Ora vorrei farvi notare come tutto quel che dicevo sia – purtroppo – ancora tremendamente attuale.
Vi riporto quanto successo in occasione del Gay Pride, sabato scorso a Roma:

11:29  Attacco fascista nella notte a Villaggio Italia
A Villaggio Italia, il parco sulla Tiburtina che ospiterà stasera la festa di chiusura del Gay Pride Roma 2007, sono apparse nella notte lungo via di Tor Cervara, e anche sulle strutture all’interno dell’area privata, simboli e scritte nazifasciste: "la Roma fascista non vi vuole", "gay raus", contornate da svastiche e croci celtiche. A renderlo noto, in un comunicato, è il circolo Mario Mieli.

Potete trovare in questa pagina tutto il resto della diretta.
Voi avete sentito qualcuno prendere le distanze? Io no: gli unici che hanno preso le distanze da qualcosa sono stati Mastella, tutta la destra e i vescovi e cardinali, e le distanze le hanno prese dal Gay Pride, ovviamente. Le colpe? Passare ancora una volta da Piazza San Giovanni, dov’era stato fatto il Family Day, e utilizzare slogan blasfemi come "meglio gay che opus dei".
Certo, direte voi, se la Chiesa si mettesse a riconoscere i gay di punto in bianco, perderebbe buona parte della sua credibilità: questi voltafaccia non sono possibili in una istituzione del genere. Benissimo, vi rispondo io, tutto questo mi sta molto bene, ma ci ricordiamo che stiamo parlando dei miei diritti, e non di un gioco? Io dovrei rinunciare ai miei sacrosanti diritti perché un’istituzione con più di duemila anni è rimasta – appunto – a duemila anni fa? Se non fosse così dannatamente tragica, la cosa risulterebbe assolutamente comica.

CS68-2007: 13/06/2007

Amnesty International precisa la propria posizione sull’aborto e replica al Cardinale Martino: mai ricevuti finanziamenti da Vaticano o da organizzazioni che dipendono dalla Chiesa Cattolica

La Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione alle dichiarazioni del cardinale Renato Martino (rif: comunicato stampa del 13 giugno del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), secondo cui a seguito della “presa di posizione arbortista di Amnesty International (…) conseguenza inevitabile di tale decisione sarà la sospensione di ogni finanziamento a Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli cattolici”, precisa di non aver mai ricevuto finanziamenti dal Vaticano o da organizzazioni che dipendono dalla Chiesa Cattolica.

Lo Statuto internazionale dell’organizzazione per i diritti umani recita, all’art. 1: “Amnesty International è indipendente da governi, partiti politici, chiese, confessioni religiose, organizzazioni, enti e gruppi di qualsiasi genere e svolge la propria attività prescindendo da ogni tendenza a loro propria”.

Rispetto alle altre affermazioni del cardinale Martino, Amnesty International precisa che nell’aprile 2007 ha adottato una propria policy su alcuni specifici aspetti riguardanti l’aborto.

Questa policy ha avuto origine nel contesto della campagna “Mai più violenza sulle donne”, che ha messo in luce la drammatica realtà di donne e bambine vittime di violenza sessuale e che subiscono ancora oggi le conseguenze della violazione dei loro diritti sessuali e riproduttivi. La sua adozione è stata preceduta da una lunga consultazione internazionale tra le Sezioni Nazionali, i Gruppi e i soci dell’associazione.

La policy adottata consentirà all’associazione di occuparsi di questioni specifiche riguardanti l’aborto, nella misura in cui queste sono direttamente legate alle attività di Amnesty International sul diritto alla salute e sulla violenza contro le donne.

Amnesty International pertanto chiederà agli Stati di:

• fornire a uomini e donne informazioni complete riguardanti la salute sessuale e riproduttiva;
• modificare o abrogare le leggi per effetto delle quali le donne possono essere sottoposte a imprigionamento o ad altre sanzioni penali per aver abortito o cercato di abortire;
• garantire che tutte le donne con complicazioni sanitarie derivanti da un aborto abbiano accesso a trattamenti medici adeguati, indipendentemente dal fatto che abbiano abortito legalmente o meno;
• garantire l’accesso a servizi legali e sicuri di aborto a ogni donna la cui gravidanza sia dovuta a una violenza sessuale o a incesto o la cui gravidanza presenti un rischio per la sua vita o la sua salute.

Sulla base della policy adottata, Amnesty International:

• non svolgerà campagne generali in favore dell’aborto o di una sua generale legalizzazione;
• non giudicherà se l’aborto sia giusto o sbagliato;
• non consiglierà a singole persone di proseguire o interrompere una gravidanza;
• non prenderà posizione sul fatto che una donna debba o meno abortire nelle circostanze sopra descritte, ma chiederà agli Stati di assicurarle la possibilità di ricorrere all’aborto in maniera sicura e accessibile e di prevenire gravi violazioni dei diritti umani correlate alla negazione di questa possibilità;
• naturalmente, proseguirà a opporsi a misure di controllo demografico coercitive come la sterilizzazione e l’aborto forzati.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 13 giugno 2007

Detto questo, non mi resta che rinnovare il mio invito a papi, cardinali e simpatizzanti ad andare a pulirsi la bocca con la carta igienica, dopo le cagate che sparano. E che non si scordino di tirare l’acqua.

Cagüen

Ok, direi che la Chiesa ha appena perso tutto ciò che restava della sua credibilità: leggetevi un po’ questo articolo.
A me viene solo voglia di bestemmiare. Poi penso che, in fondo, non è giusto prendersela con chi non esiste, mentre bisognerebbe prendersela con chi esiste eccome.