Settimana d’inferno. Il lavoro in pubblica si sta rivelando molto più difficile di quanto si pensasse, e trovare gente disposta a fare turni in pieno Agosto è un’impresa veramente titanica.
Così i poveracci che hanno dato la propria disponibilità a fare turni (me compreso) si ritrovano a doverne fare anche quattro o cinque a settimana, mentre gli altri si godono il mare, la montagna o anche solo il proprio menefreghismo.
Tutti compreso il mio diretto superiore in ufficio comando, il quale ha deciso di prendersi una settimana di ferie proprio nella NOSTRA settimana. E, dal momento che l’altro collaboratore è in montagna, sono praticamente da solo. Fortuna che ho anche colleghi di ufficio comando molto disponibili e simpatici…
In uno dei tanti turni che mi son sorbito ultimamente ho dovuto portare in pronto soccorso una vecchina di 95 anni, quasi completamente sorda, ricoverata nella locale casa di riposo. La poveretta, ormai fuori come un balcone, ha pensato bene di cercare di alzarsi da sola dalla sedia a rotelle. Il risultato è stato un gran bel bernoccolo viola in piena fronte, e un’abrasione alla tempia, che le ha fatto perdere un discreto quantitativo di sangue. Quando siamo arrivati noi, la situazione in camera era la seguente: la vecchietta era seduta su una sedia a lato del letto; il pavimento, sporco di sangue, non era stato pulito: o meglio, le due infermiere di turno (una moldava e una brasiliana, che non parlavano una cippa d’italiano) avevano avuto la bella idea di passare solo uno straccio per asciugare la macchia. Il risultato era un bellissimo alone rosso striato che copriva buona parte del linoleum [per la gioia di Eka!]. Non s’erano nemmeno degnate di dare una disinfettata alla fronte della poverina, o di metterle un po’ di ghiaccio e di pulirle i capelli. Poi, intanto che caricavamo la paziente, una delle due infermiere fa all’altra:
– “hai già avvertito il figlio?” [NB: traduco il testo in italiano, in realtà si trattava di una lingua semi-incomprensibile]
– “no, non l’ho trovato al telefono”
– “ah, ma stai attenta, diglielo piano, che non è mica messo tanto bene neanche lui, che poi gli prende un infarto!”
Sul momento non ci ho fatto caso, anche perché mi premeva cercare di medicare un po’ la mia povera paziente, così non ho più ripensato alle loro parole.
Finchè, giunta sera, non ci hanno chiamati per andare a recuperare la vecchina in pronto soccorso per riportarla alla casa di riposo. Giunto in pronto soccorso, riconosco la paziente coricata su un lettino. Mi avvicino a lei, la saluto e le dico: “Pronta per tornare a casa?”.
Lei, ovviamente, si limita a guardarmi senza capire, così mi accingo a portarla fuori e a caricarla in ambulanza senza troppe speranze di conversazioni di alcun tipo. Sennonché mi si avvicina un signore quanto meno singolare e dal passo claudicante. Sulla sessantina, un paio di jeans e una giacca di camoscio a maniche lunghe, un tantino retrò, dalla quale spunta una sorta di cuffietta di lana che protegge un moncherino: la mano destra è stata amputata, chissà dove, chissà quando. Col braccio monco regge il laccio di una borsa di pelle marrone scuro che ricorda quelle dei bigliettai dei tram di una volta. Alzo lo sguardo sul suo volto. Gli occhi sono disassati, asimmetrici: l’orbita del sinistro è più alta rispetto a quella del destro, e in più sono leggermente strabici. Sulla tempia sinistra, un vistoso cerotto di garza bianca, che sembra la medicazione di qualche intervento chirurgico. Questo strano signore mi guarda e mi dice: “salve, sono il figlio della signora…”.
Sai quei momenti in cui vorresti sprofondare, in cui ti senti uno stronzo in fondo a un cesso, e vorresti solo che qualcuno tirasse pietosamente l’acqua? Non riuscirò mai a raccontare lo sforzo che ho dovuto fare per non scoppiargli a ridere in faccia. Sarà stato lo stress (ero in turno da più di dieci ore, ed era la settima uscita), la stanchezza, non so. E mi sento in colpa tuttora, a parlarne: chissà quanto ha sofferto, poveraccio, nella sua vita. Non si merita proprio di essere trattato così, anche solo col pensiero.
Non credo che si sia accorto di nulla, anche perché da quel punto in avanti ho evitato di guardarlo, e mi sono dominato piuttosto bene. Poveraccio, però!