Sono seduto in camera mia, alla mia scrivania. Lo stereo canta piano Signora Bovary di Guccini. Fuori dalla finestra un cielo di tardo autunno disegna, in uno scuro tramonto, i contorni – quasi ombre – delle colline.
Il mio stato d’animo è in bilico tra malinconia ed euforia. Euforia malinconica, perché sono qui da solo, oggi non sono uscito e probabilmente non uscirò nemmeno stasera. Sono solo, dovrei essere triste, e in effetti un po’ lo sono. Ma finalmente ho un po’ di tempo da dedicare a me stesso, per dedicarmi alle occupazioni che maggiormente mi procurano piacere: la lettura, la musica, la scrittura.
Finalmente potrò sfogliare le pagine ancora intonse dei libri che ho comprato qualche giorno fa; aspirarne l’odore, carezzarne la liscia superficie, e poi estraniarmi dal mondo, e iniziare la lettura, con tutte le aspettative e le emozioni che impone la loro promessa di nuove scoperte.
Il primo che mi cita Freud lo ammazzo.
Vi lascio con il testo di Signora Bovary.


Ma che cosa c’è in fondo a questo oggi
di mezza festa e di quasi male,
di coppie che passano sfilacciate
come garze stese contro il secco cielo autunnale.
di gente che si frantuma in un fiato senza soffrire, senza capire,
e i tuoi pensieri sono solo uno iato
tra addormentarsi e morire.


Ma che cosa c’è in fondo a questa notte,
quando l’ora del lupo guaisce
e il nuovo giorno non arriva mai, mai
e il buio è un fischio lontano che non finisce;
di minuti lunghi come il sudore
di ore che tagliano come falci
e i tuoi pensieri sono un cane in cihesa
che tutti prendono a calci.
Ma che cosa c’è, cosa c’è…


Atrii a piastrelle di stazioni secondarie,
strade più strade di avventure solitarie,
clown nella notte, valigie vuote
piene di trucchi per tragedie immaginarie.


Telecomandi per i quotidiani inferni,
battute argute di architetti postmoderni,
amanti andate, piaceri a rate,
pallottolieri per contare estati e inverni,
ma che cosa c’è proprio in fondo in fondo
quando bene o male faremo due conti,
e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio e diremo
“… un momento, aspetti…” per non essere mai pronti;
signora Bovary, coraggio pure, tra gli assassini e gli avventurieri
in fondo a quest’oggi c’è ancora la notte,
in fondo alla notte c’è ancora, c’è ancora…