C'è una canzone di Joaquín Sabina che, fino a pochi giorni fa, non conoscevo affatto e che invece, secondo me, è una delle più belle del cantautore andaluso: "Yo me bajo en Atocha", che in spagnolo significa "Io scendo ad Atocha". La canzone è contenuta nel bellissimo disco "Enemigos íntimos", (nemici intimi), del 1998, scritto a quattro mani assieme al bravissimo cantautore argentino Fito Páez. Al disco sarebbe dovuto seguire un lungo tour mondiale (oltre 70 concerti) dei due cantautori; tour che verrà però annullato a causa di insanabili divergenze stilistiche tra Sabina e Páez. Vista la qualità del lavoro prodotto insieme dai due, devo dire che questa rottura è un vero e proprio peccato. C'è però da dire che entrambi i cantautori sono dotati di una notevole personalità e di un'altrettanto notevole cocciutaggine che, sicuramente, a lungo andare avrebbe reso comunque molto difficle la convivenza tra i due. Basti pensare che i motivi che portarono a questo divorzio artistico furono riassunti da Sabina in una lettera scritta sotto forma di poesia: questo, in effetti, la dice lunga sull'ego del nostro Joaquín.

Venendo alla canzone, "Yo me bajo en Atocha" è una vera e propria poesia d'amore in musica per quella che ormai Sabina considera la sua città: Madrid. La stessa città alla quale, diciott'anni prima (nel disco "Malas Compañías", 1980), aveva dedicato una canzone ben meno affettuosa: "Pongamos que hablo de Madrid", ma di questa parleremo forse un'altra volta.

Chi ha avuto il coraggio di leggere il primo post di questa serie, quello in cui introducevo Joaquín Sabina e il suo stile poetico e musicale, ricorderà forse che al cantautore andaluso avevo attribuito un uso assai sapiente delle figure retoriche di accumulazione ed antitesi: il testo di "Yo me bajo en Atocha" ne è una prova lampante.

La canzone si compone di sette strofe di quattro versi ciascuna, più un'ottava strofa finale composta da quattro versi più altri sei che sono in realtà altrettante variazioni del quarto verso che li precede.

La figura retorica che domina il componimento è quello dell'antitesi, quasi sempre interna ad un singolo verso: antitesi tra amore sacro e amore profano, tra destra e sinistra, tra miseria e povertà; ma il risultato non è una scissione, ma una sintesi perfetta tra gli opposti, una perfetta descrizione di una città che vive le proprie contraddizioni come normalità, senza scandali e senza patemi, tirando dritta per la sua strada senza scomporsi minimamente.

Lungo tutta la canzone, sono numerosissimi i riferimenti a cose, persone, fatti, luoghi, tradizioni che, per chi non sia madrilegno, sono davvero difficili da cogliere: cercherò pertanto di facilitare per quanto possibile la comprensione attraverso una serie di note al testo. Personalmente, non ho ancora avuto il piacere di visitare Madrid, ma dopo aver ascoltato questa canzone, penso proprio che coglierò al volo la prima occasione che mi si capiterà. Penso anche che la mia visita non potrà prescindere dal percorso emozionale che mi porterà a ripercorrere l'ideale viaggio di Sabina nel cuore della città che così tanto ama.

Yo me bajo en Atocha
Io scendo ad Atocha
Con su boina calada, con sus guantes de seda,
su sirena varada, sus fiestas de guardar,
su "vuelva usted mañana", su "sálvese quien pueda",
su partidita de mus, su fulanita de tal.
Col suo basco calato, coi suoi guanti di seta,
la sua "Sirena varada" (1), le sue feste di precetto (2),
il suo "torni domani", il suo "si salvi chi può" (3),
la sua partitina a briscola (4), la sua Tal dei Tali (5).
Con su todo es ahora, con su nada es eterno,
con su rap y su chotis, con su okupa y su skin,
aunque muera el verano y tenga prisa el invierno
la primavera sabe que la espero en Madrid.
Col suo tutto è adesso, col suo nulla è eterno,
col suo rap e il suo chotis (6), coi suoi Okupa (7) e i suoi Skin-Head,
anche se muore l'estate e ha fretta l'inverno,
la primavera sa che la aspetto a Madrid.
Con su otoño Velázquez, con su Torre Picasso,
su santo y su torero, su Atleti, su Borbón,
sus gordas de Botero, sus hoteles de paso,
su taleguito de hash, sus abuelitos al sol.
Col suo autunno Velásquez, con la sua Torre Picasso (8),
il suo santo e il suo torero, il suo Atletico (9) e il suo Borbone (10),
le sue ciccione di Botero (11), i suoi alberghi a ore,
le sue dieci carte di hashish, i suoi nonnetti al sole (12).
Con su hoguera de nieve, su verbena y su duelo,
su dieciocho de julio, su catorce de abril.
A mitad de camino entre el infierno y el cielo
yo me bajo en Atocha, yo me quedo en Madrid.
Con la sua tormenta di neve, le sue Verbenas (13) e il suo lutto (14),
il suo diciotto di luglio, il suo quattordici di aprile (15).
A metà strada tra l'inferno e il cielo,
io scendo ad Atocha (16), io rimango a Madrid.
Aunque la noche delire como un pájaro en llamas,
aunque no dé a la gloria la Puerta de Alcalá,
aunque la maja desnuda cobre quince y la cama,
aunque la maja vestida no se deje besar,
Anche se la notte delira come un uccello in fiamme,
anche se non dà sulla gloria la Porta di Alcalá (17),
anche se la Maja Desnuda (18) prende quindici più il letto,
anche se la Maja Vestida non si lascia baciare,
Pasarelas Cibeles, cárcel de Yeserías,
Puente de los Franceses, tascas de Chamberí,
ya no sueña aquel niño, que soñó que escribía,
Corazón de María, no me dejes así.
Passerelle "Cibeles" (19), carcere di Yeserías (20),
Ponte dei Francesi (21), bettole di Chamberí (22),
non sogna più quel bimbo che sognò che scriveva,
Cuore di Maria, non lasciarmi così (23).
Corte de los Milagros, Virgen de la Almudena,
chabolas de uralita, Palacio de Cristal,
con su "no pasarán" con sus "vivan las caenas",
su cementerio civil, su banda municipal.
Corte dei Miracoli (24), Vergine di Almudena (25),
baracche di eternit (26), Palazzo di Cristallo (27),
con il suo "non passeranno" (28), i suoi "viva le catene" (29),
il suo cimitero civile (30), la sua banda municipale (31).
He llorado en Venecia, me he perdido en Manhattan,
he crecido en La Habana, he sido un paria en París,
Méjco me atormenta, Buenos Aires me mata,
pero siempre hay un tren que desemboca en Madrid,
pero siempre hay un niño que envejece en Madrid,
pero siempre hay un coche que derrapa en Madrid,
pero siempre hay un fuego que se enciende en Madrid,
pero siempre hay un barco que naufraga en Madrid,
pero siempre hay un sueño que despierta en Madrid,
pero siempre hay un vuelo de regreso a Madrid…
Ho pianto a Venezia, mi sono perso a Manhattan,
sono cresciuto a La Habana, sono stato un paria a Parigi,
il Messico mi tormenta, Buenos Aires mi uccide,
ma c'è sempre un treno che sbarca a Madrid,
ma c'è sempre un bimbo che invecchia a Madrid,
ma c'è sempre un'auto che sbanda a Madrid,
ma c'è sempre un fuoco che si accende a Madrid,
ma c'è sempre una nave che naufraga a Madrid,
ma c'è sempre un sogno che si sveglia a Madrid,
ma c'è sempre un volo di ritorno a Madrid…

(1) La Sirena Varada è un'opera dello scultore spagnolo Eduardo Chillida (1924-2002), realizzata in cemento armato e collocata all'ingresso del Museo de Arte al Aire Libre della Castellana.
(2) Le feste di precetto, chiamate anche feste comandate, sono tutte le feste che un buon cristiano deve rispettare, secondo la dottrina cattolica.
(3) "Torni domani" è la risposta tipica degli impiegati dei vari uffici statali che hanno fretta di uscire per andare a pranzo: in questo verso, quindi, è chiaro il riferimento all'individualismo e alla mancanza di empatia, che saranno però smentite dal verso successivo.
(4) Il mus ha in realtà poco a che vedere con la briscola: si tratta di un tipico gioco di carte spagnolo, appuntamento immancabile nel pomeriggio di ogni anziano della città.
(5) "Fulanita de Tal" è il nome che si dà ad una donna qualunque che non si vuole nominare, un po' come il nostro "Tal dei Tali": in questo senso, però, potrebbe indicare anche una prostituta, riferimento non infrequente nelle canzoni di Sabina.
(6) Il Chotis è un ballo tradizionale di Madrid, qui contrapposto al rap, anch'esso molto diffuso in città in quegli anni.
(7) Il movimento Okupa è un movimento anarchico il cui scopo è quello di occupare spazi o edifici abbandonati per trasformarli in abitazioni abusive o luoghi d'incontro. In inglese questo fenomeno è chiamato Squatting.
(8) La Torre Picasso è un edificio in acciaio e vetro, costruito dallo stesso architetto che ha progettato quello che fu il World Trade Center di New York.
(9) Si tratta, naturalmente, dell'Atletico Madrid, la squadra di calcio di cui Sabina è tifoso.
(10) Il Borbone di cui si parla è, ovviamente, il re Juan Carlos I.
(11) Fernando Botero (1932) è un pittore e scultore colombiano, famoso per le sue figure grasse e coloratissime. Negli anni Novanta, quando la canzone è stata scritta, diverse sculture di Botero erano esposte nel Paseo de Recoletos.
(12) Il commercio di hashish è piuttosto diffuso a Madrid nei giardini del Retiro, nei quali gli anziani amano sedersi al sole nelle giornate di bel tempo.
(13) Le Verbenas sono feste popolari tipiche di Madrid, simili alle Fallas della mia amata Valencia.
(14) Il lutto, in questo caso, potrebbe essere quello della Settimana Santa, che a Madrid si celebra in modo piuttosto sobrio, contrariamente alle Verbenas di cui sopra.
(15) Il 14 aprile del 1931 è la data che segna l'inizio della Seconda Repubblica Spagnola, che sarebbe durata fino al 17 luglio del 1937, giorno in cui una parte dell'esercito spagnolo tentò un colpo di stato che, malgrado fosse fallito, mise fine all'avventura repubblicana. Il giorno dopo, il 18 luglio, è la data che gli storici indicano come l'inizio della guerra civile spagnola. In alcune versioni live della canzone, Sabina modifica il verso in: "il suo 18 di luglio, il mio 14 di aprile", per ribadire ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la propria fede politica.
(16) Atocha è la stazione ferroviaria centrale di Madrid, la stessa in cui esplosero tre delle dieci bombe utilizzate durante gli attentati terroristici dell'11 marzo 2004.
(17) La Puerta de Alcalá è uno dei monumenti di maggior prestigio della città di Madrid. Fatta costruire – su una porta preesistente – tra il 1769 e il 1778 da Carlo III sotto forma di arco di trionfo, è stata per lungo tempo la via d'ingresso principale alla città.
(18) La Maja Desnuda e La Maja Vestida sono due famosissimi quadri di Francisco Goya (1746-1828). Entrambi i quadri ritraggono lo stesso soggetto, una bellissima donna sdraiata su un letto: in uno dei due quadri, però, la donna è completamente nuda, mentre nell'altro è completamente vestita. C'è chi ipotizza che i due quadri fossero parte di una sorta di gioco erotico nel quale le due tele potessero essere sostituite l'una all'altra, spogliando così la donna ritratta; è però probabile che tale ipotesi sia solo un'invenzione poetica. Dalle testimonianze documentali dell'epoca (piuttosto lacunose, peraltro, dato che il nudo era a quell'epoca un soggetto proibito dalla Chiesa cattolica e punito dalla Santa Inquisizione) pare che la Maja Desnuda sia di qualche anno più antica della Maja Vestida, che sarebbe stata realizzata da Goya solo in un secondo momento.
(19) "Pasarelas Cibeles" è il nome che viene dato ad una serie di sfilate di moda che si svolgono ogni anno a Madrid.
(20) Il carcere di Yeserías è un antico carcere femminile della città; in questo verso viene contrapposto fortemente alle sfilate di moda di cui alla nota precedente.
(21) Il Ponte dei Francesi è un ponte ferroviario costruito nella seconda metà del diciannovesimo secolo per permettere il passaggio della ferrovia del nord sul fiume Manzanares (il Manzanarre di cui parla anche Manzoni ne Il cinque maggio).
(22) Chamberí è un quartiere di Madrid particolarmente tipico, famoso per i suoi edifici modernisti, neogotici e neomudéjar.
(23) "Corazón de María" è una preghiera della dottrina cattolica, simile al nostro "Salve Regina"; "no me dejes así" ("non lasciarmi così") è invece la preghiera dell'uomo alla donna che non si lascia toccare.
(24) "La Corte dei Miracoli" è il titolo di un romanzo picaresco di Ramón María del Valle-Inclán (1866 – 1936), pubblicato nel 1927 ed ambientato a Madrid.
(25) La Vergine di Almudena è la santa patrona di Madrid.
(26) Nei quartieri periferici di Madrid sopravvivono ancora numerose baracche costruite con materiali di fortuna, uno dei quali è l'eternit.
(27) Il Palacio de Cristal è una serra del diciannovesimo secolo costruita all'interno del giardino del Retiro.
(28) "No pasarán" ("Non passeranno") era il canto di guerra dei Repubblicani durante l'assedio di Madrid negli anni della Guerra Civile Spagnola.
(29) "Vivan las caenas" ("Evviva le catene") era il canto con cui il popolo spagnolo festeggiò, nel 1814, il ritorno del re Ferdinando VII di Borbone, la restaurazione dell'assolutismo monarchico e l'annullamento della Costituzione di Cadice del 1812, prima costituzione ad essere stata votata da un sistema parlamentare, anziché concessa dall'alto da un monarca.
(30) Il Cimitero Civile è una parte del cimitero della Almudena in cui venivano sepolti i non cattolici.
(31) La banda municipale di Madrid suona gratuitamente ogni domenica nel giardino del Retiro. In una versione live di questa canzone, la banda diventa "guardia municipale", non si sa se volutamente o per errore.